Caro Matteo,
io non ho fatto
il ’68 ma ho vissuto gli anni ’70, quelli di piombo, per intenderci.
Recentemente ho rivisto una “compagna” dell’epoca, fervente femminista, che mi
piaceva un sacco. Ora ti chiedo: considerando che questa manco mi guardava, ora
che faccio? La tratto con cortesia o la mando di nuovo a cagare come ho fatto
tanti anni fa? Specifico che ho poi scoperto che non era affatto figlia di
proletari ma di un benestante professionista e che, dopo la laurea, ha ereditato lo studio del padre con annessi
clienti. Io, invece, non ho potuto laurearmi e sono entrato alle Poste
come operatore ULA e sono stato spedito
a lavorare in un paesino freddo e triste come la miseria. Insomma, lei faceva
la compagna e se la tirava, ma col culo al caldo. Secondo te il mio è solo un vecchio rancore
che mi fa girare le balle quando la ripenso tutta affannata a parlare di
uguaglianza? O lei, in fondo, lungimirante come tutte le donne intelligenti,
aveva già capito che destra e sinistra si sarebbero unite per dar corpo a un
solo grande social network? E oggi potremmo convivere politicamente nel PD? Grazie,
Marco.
R.: Caro Marco, fra il ’68 e
il ’70 sono passati solo due anni e quindi va bene lo stesso. Erano anni in cui
studiavate e noi ripartiremo proprio dalla scuola per cambiare le cose. Io son
tornato nelle scuole, per esempio, che non ricordavo più com’erano. La destra e la sinistra si devono unire in un
grande applauso: basta sbatterle insieme. E nel PD le sbattiamo sempre. E poi presto le Poste andranno in Borsa. Ciao
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