Silvio mio, m’hanno lordato,
il coiffeur m’ha rovinato.
Le ferite sono aperte,
dalla stampa state inferte.
Tosto tu verrai mondato,
dalle stimmate toccato.
Ora dunque, sii solerte,
dimmi un po’ di quelle offerte.
E va bene mio signore,
tu mi leggi dentro al core,
M’han promesso, quei perversi,
di dar gloria a li miei versi.
Sei ministro di cultura,
ed è qui la tua jattura.
Credi d’esser gran poeta
e c’hai la testa come creta.
O per dirla col Carroccio:
“ti te sei proprio de coccio!”
Vado in palla per le rime,
ma servir devo il padrone.
Fo piacere al mio sublime:
mo’ mi do alle mignottone!
1 commento:
Uno alla volta vengono pescati tutti, che bello spettacolo per chi ci osserva da fuori!
Questa è l'italia una volta amata dagli stranieri che oggi preferiscono altre nazioni.
Gauter.
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